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"Elio era l’asse del mio girovagare mentale, l’occhiale per la mia incurabile miopia,
colui che si occupava della scomoda faccenda che chiamavo “realtà” – sempre tra virgolette". 
"Le persone se ne vanno, – dici – le idee restano".
"Sarà, ma già prima che te ne andassi, quando vivevamo insieme,
sembrava che tutto accadesse in un luogo nascosto, lontano da noi".
La vita lontana” ripercorre gli anni della crescita dei gemelli Marzio e Livio, dopo la nascita dei quali il padre, Elio, marito di Dora (la voce narrante) abbandona
la famiglia per trasferirsi in India in un monastero jainista dove diventa figura autorevole per la comunità religiosa. Dora, giovane insegnante precaria, cresce
i gemelli completamente da sola. Pur ispirata da ideali umanistici, la crescita dei figli si accompagna a una violenta conflittualità. Livio è vittima di vessazioni
da parte dei coetanei e crescendo, interrompe gli studi, perseguendo una passione per il teatro e dando segni sempre più netti di malessere; Marzio accetta
un lavoro all’estero, allontanandosi definitivamente. In Dora emerge la consapevolezza della miopia borghese che ha inquinato la sua vita. Quando viene informata da Rajesh della presenza di Livio vola in India per cercare di accudirlo. Dopo poco tempo chiama Marzio per chiedere il suo aiuto e questi la raggiunge. Ma le tensioni riemergono e la famiglia presto si disperde di nuovo.

Il romanzo di Paolo Pecere è articolato in un breve prologo e quattro sezioni. La narrazione procede come una sinfonia, in cui diversi stili corrispondono a diversi movimenti narrativi. La progressiva dislocazione geografica degli eventi traccia un percorso di emigrazione inversa, di fuga dall’Italia in crisi e di ritorno a una società simile a quella delle origini, regolata da un altro tempo. La voce con cui Pecere racconta ha una grande padronanza linguistica, è ironica e immerge
i lettori in un rifugio dell’anima. Come una ginnastica danzata, “La vita lontana” procede per spezzoni che restituiscono la disintegrazione della famiglia occidentale: senza mai giudicare ma stando dalla parte della speranza che, sul finale, si affaccia attraverso la rinascita di Dora.
Paolo Pecere è ricercatore universitario di Storia della filosofia. Tra i suoi libri: La filosofia della natura in Kant (Pagina, 2009); Dalla parte di Alice.
La coscienza e l’immaginario (Mimesis, 2015). Scrive di filosofia, letteratura e viaggi su riviste e blog, tra cui “Internazionale”, “Il TascabileTreccani
e “minimaetmoralia”, e ha collaborato con RAI-Filosofia. Suoi racconti sono comparsi su “nazioneindiana” e “Nuovi argomenti”.
La vita lontana è il suo primo romanzo.
Meduse • Liberaria Edizioni