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"Chiara Dotta anima anche lo sfondo su cui si muovono le figure dei personaggi:
deve avere un talento particolare, più diffuso tra i fotografi che tra gli scrittori". 
Dario Voltolini, scrittore

Daria si fa del male da sola. Si autopunisce per un senso di colpa che viene da lontano: dalla violenza infantile, dall’educazione sentimentale, dalla difficoltà
di accettare la sua femminilità. Questo scrigno d’amore e ombra è racchiuso dentro la geografia, metaforica, di un cortile in cui è implosa l’infanzia della protagonista. La sua storia è quella di chi crede di poter vivere senza porsi domande e senza prima aver fatto la pace con se stessi, spazzando via il passato e non considerando le proprie aspirazioni. Riuscirà Daria a vincere la paura, il senso di colpa trovando la consapevolezza di sé e la libertà? Più volte Daria sembra non riuscire, in anni fatti di mille fughe incise dentro attimi di luce, nelle pareti strette dell’esistenza. 

L’esordio letterario di Chiara Dotta non sfugge al dolore ma lo salva, e ci salva, con l’ironia. La sua scrittura succede. Non conta tanto l’avvenimento ma ciò che scatena nella coscienza. L’interesse principale dell’autrice è cogliere, in un piccolo tratto di vita del personaggio, la sua essenza e la sua intera esistenza. È un romanzo di formazione, cioè il percorso dall’infanzia all’adolescenza di una bambina che diventa donna e che fino alla fine tiene il lettore avvinto a un segreto che (forse nessuno) guarda ma che sta al centro della vita. La nostra.
Chiara Dotta Autrice di racconti apparsi sulla rivista «Linus» e «Il primo amore», Chiara Dotta ha collaborato con la Scuola Holden di Alessandro Baricco
(che ha frequentato) e ha tenuto corsi di tecniche della narrazione per lo IED di Torino, dove vive.
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