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"Giovanni Battista Menzani è il George Saunders nostrano". 
Giuseppe De Marco Giudizio universale
Un’immensa periferia globale e stereotipata, fatta di svincoli autostradali e capannoni prefabbricati, outlet di cartapesta e cartelloni pubblicitari. Un panorama desolante e spietato, popolato da persone disilluse e incattivite, apparentemente senza prospettive in un contesto sociale degradato e sfilacciato, caratterizzato dalla precarietà e da una pesante crisi economica. In un luogo anonimo e omologante. Quello di Giovanni Battista Menzani è un esordio narrativo potente in cui l’autore, con humour spietato e preveggente, racconta le sorti del nostro tempo con una cifra stilistica disincantata, mai cinica o crudele, ma dotata di grande sensibilità e carica umana. L’odore della plastica bruciata è una raccolta di tredici racconti surreali e grotteschi, piccoli frammenti di una vicenda umana più ampia, assurda e commovente. Un mondo che è il nostro e allo stesso tempo è altro. Un mondo all’eccesso, in cui cose che conosciamo crescono enormemente e giganteggiano, accettate dai personaggi come normali, senza ribellioni o fughe. Perché il loro è un mondo gigante, invisibile, che sta dentro il nostro.

L’odore della plastica bruciata (Liberaria), Giovanni Battista Menzani si è aggiudicato il titolo di “George Saunders nostrano”.

Giovanni Battista Menzani
(1968), architetto, è nato a Piacenza e vive sulle colline della val Trebbia. Ha scritto due saggi sull’architettura contemporanea (Basilea. La tradizione del Moderno, Testo&Immagine 2002; Madrid. La nuova capitale, Maggioli, 2008). Inoltre ha curato, con Gabriele Dadati, il Dizionario biografico fantastico dei piacentini illustri, Codex10, 2012.
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